Il 21 novembre la liturgia della Chiesa ci propone la memoria di un evento dell’esistenza di Maria Santissima non testimoniato dai Vangeli canonici, ma creduto nella vita ecclesiale – soprattutto nella sua parte orientale – sin dai tempi più antichi. Secondo una tradizione popolare risalente all’apocrifo Protovangelo di Giacomo, i genitori di Maria, Anna e Gioacchino, avrebbero offerto al Tempio la propria figlia ancora bambina affinché crescesse nella casa di Dio. Nella Bibbia troviamo l’esempio di un fatto analogo nella vicenda del profeta Samuele, così com’è narrata nel primo libro che porta il suo nome (cap. 1-3) e anche la profetessa Anna nel vangelo di Luca (2,36-38) rappresenta un caso di donna che viveva nel Tempio, consacrando la sua vita alla lode di Dio. Il fatto di una donazione della piccola Maria al Tempio potrebbe, quindi, non essere solo una pia leggenda.
In ogni caso, questo fatto trasmessoci dalla tradizione vuole esprimere una realtà molto profonda: la Chiesa ha compreso che il “sì” pronunciato da Maria all’angelo Gabriele nell’Annunciazione non fu frutto d’improvvisazione, ma era stato preparato da tempo nel suo cuore, attraverso un’offerta quotidiana di se stessa alla volontà di Dio. Per questo motivo la Chiesa ha scelto tale giorno per ricordare la testimonianza di quelle donne che, ad imitazione di Maria, offrono tutte se stesse, a partire dal loro stesso corpo, a servizio di Cristo e della Chiesa nella vita claustrale, rimanendo costantemente nel suo “Tempio”.
Le letture tratte dalla Sacra Scrittura che la Chiesa ci propone per questa memoria, gettano una particolare luce sulla figura di Maria e sulla sua vicinanza all’esperienza della claustrale. Nella prima lettura tratta dal libro del profeta Zaccaria (2,14-17) l’esclamazione “Rallegrati, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te” rievoca il saluto a Maria da parte dell’angelo Gabriele. A lei è annunciato che il Signore prenderà corpo in lei. Senza di lei, quindi, che accolse Gesù nel corpo e, soprattutto, nel cuore, Egli non sarebbe stato tra noi. La vocazione delle claustrali implica anch’essa questo dono del corpo e del cuore perché il Figlio di Dio si faccia ancora presente in mezzo agli uomini. Con la nostra vita di donazione totale a Lui, siamo state chiamate a divenire, nel cuore della Chiesa, testimonianza silenziosa che Dio “ha posto la sua tenda in mezzo a noi” e vi rimane stabilmente.
Nella disponibilità assoluta della fede che accoglie, Maria conclude il cammino che Israele cominciò con Abramo: il Regno di Dio “dimora in mezzo a noi” e lei lo porta dentro di sé come una nuova arca dell’alleanza, che trasporta il Salvatore, senza, tuttavia, esserlo. In questo modo si può anche comprendere l’elogio apparentemente strano di Gesù a Sua Madre quando dice, nel passo del Vangelo di Matteo (12,46-50) proposto dalla liturgia del giorno: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella, madre”. Così commenta questo passo S. Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Redemptoris Mater” (n°20): “Gesù vuole distogliere l’attenzione dalla maternità intesa solo come legame della carne, per orientarla verso quei misteriosi legami dello Spirito, che si formano nell’ascolto e nell’osservanza della Parola di Dio”. In Maria si realizza la profezia di Zaccaria: “Nazioni numerose aderiranno quel giorno al Signore”.
Questo carisma di maternità spirituale che appartiene a Maria è anche proprio della monaca di clausura la quale, vivendo nella fede e offrendosi al disegno di Dio per realizzare nella sua vita la Parola ascoltata e contemplata nella preghiera liturgica e personale, misteriosamente raggiunge una moltitudine di uomini e donne, affinché tutti conoscano il grande amore di Dio svelato in Gesù. Ha scritto P. Cantalamessa: “Maria è stata la prima claustrale della Chiesa… lei ha inaugurato quella seconda anima, o vocazione, che è l’anima nascosta e orante, accanto all’anima apostolica o attiva. Gli apostoli – ricevuto lo Spirito Santo – vanno subito in piazza a predicare …Maria resta, idealmente, con le donne nel Cenacolo in preghiera, mostrando che nella Chiesa l’attività, anche per il Regno, non è tutto e che non può fare a meno di anime oranti che la sostengano. Maria è il prototipo di queste anime oranti”.
“La grande sfida per ogni consacrato e ogni consacrata” scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Vultum Dei quærere”, “è la capacità di continuare a cercare Dio con gli occhi della fede, in un mondo che ne ignora la presenza, riproponendo all’uomo e alla donna di oggi la vita casta, povera e obbediente di Gesù come segno credibile e affidabile e divenendo, in questo modo, esegesi vivente della Parola di Dio”.
Che questo possa realizzarsi sempre più nella nostra vita per divenire segno concreto dell’amore di Dio per tutti gli uomini!