Ogni anno, alla data del 21 novembre, la Chiesa celebra la memoria della Presentazione al Tempio della B. V. Maria, una festa che in Oriente risale al 543, quando avvenne la dedicazione della chiesa di Santa Maria Nuova a Gerusalemme. Il calendario liturgico romano, invece, registra questa ricorrenza solo a partire dal secolo XIV.
L’episodio della Presentazione al Tempio di Maria non è documentato dai Vangeli, ma è stato tramandato da una tradizione risalente a uno scritto apocrifo denominato Protovangelo di Giacomo. Secondo l’autore di questo testo, la Vergine Maria, all’età di tre anni, fu portata la Tempio dai suoi genitori Giacchino e Anna per esservi istruita sulla Legge e sulla fede del suo Popolo. Si racconta che, insieme ad altre bambine ebree recanti in mano delle torce accese, la piccola Maria fu accompagnata processionalmente tra il canto degli angeli e con la partecipazione delle principali autorità di Gerusalemme. Pur essendo molto piccola, da sola percorse con passi di danza, senza mai voltarsi indietro, i quindici gradini della scalinata che introduceva nell’atrio del Tempio. Lì sarebbe rimasta per un po’ di tempo, prima di fare ritorno a Nazareth dove crebbe sotto l’amorevole guida dei suoi genitori.
Senza soffermarsi più a lungo su questi tratti leggendari della vita di Maria, è bello cogliere tra le righe del racconto tutta l’importanza di questo “mistero” che la riguarda. A lei si addicono le parole del Libro del Siracide (24, 10-12) attribuite alla stessa Sapienza: «Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità».
Maria viene presentata al Tempio. In realtà è lei, la “piena di grazia”, il vero Tempio consacrato dallo Spirito Santo; è lei l’Arca della Nuova Alleanza che porta il Signore. Come lei ogni cristiano, in forza della consacrazione dello Spirito ricevuta nel Battesimo e nell’Eucarestia, e confermata nella Cresima, è chiamato a divenire in pienezza ciò che è: dimora di Dio, santuario della sua presenza in mezzo agli uomini.
In occasione di questa bella festa mariana, ogni anno ricorre la “Giornata pro orantibus“. Celebrata per la prima volta il 13 maggio 1953, per volontà di Papa Pio XII, fu poi trasferita nel 1955 al 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione di Maria. Nell’offerta della Vergine al Signore possiamo infatti riconoscere in modo particolare l’ideale della vita consacrata.
Rivolgendosi alle religiose di vita contemplativa durante il suo viaggio apostolico in Perù, il 21 gennaio 2018, Papa Francesco disse: «Care sorelle, sappiate una cosa: la Chiesa non vi tollera, la Chiesa ha bisogno di voi! La Chiesa ha bisogno di voi. Con la vostra vita fedele siate fari e indicate Colui che è via, verità e vita, l’unico Signore che offre pienezza alla nostra esistenza e dà la vita in abbondanza». Per questo motivo, la Chiesa in questa Giornata invita tutti fedeli a pregare per coloro, donne e uomini, che ogni giorno offrono se stessi al Signore nell’umiltà e nell’obbedienza, nella povertà e nella castità, in una vita di preghiera e di nascondimento, di silenzio e di ascolto, di lavoro e di servizio fraterno, di separazione dal mondo e di ospitalità, animati dal desiderio di «cercare veramente Dio» e di rendergli gloria, affrettando così, anche attraverso un cammino di continua conversione, l’avvento del suo Regno di amore e di pace già in questo mondo.
Non sempre e non da tutti, lo sappiamo, è riconosciuta questa fecondità spirituale delle comunità contemplative e monastiche. A questo riguardo, quanto mai lucide e rincuoranti risuonano con straordinaria attualità le esortazioni di Paolo VI all’Abate Generale dei Trappisti, pronunciate l’8 dicembre 1968: «Senza dubbio, la vostra testimonianza non è accolta da tutti: la vita contemplativa è troppo vicina al mistero di Dio perché il mondo possa capire. Non vogliate per questo tentare di farvi capire dagli uomini ad ogni costo: ciò vi potrebbe indurre a deplorevoli abbandoni. Siate soltanto voi stessi: penserà Dio a far brillare la vostra luce agli occhi degli uomini. Quanto a voi, siate consci che è l’amore per i vostri fratelli, e nello stesso tempo la ricerca di Dio amato al di sopra di tutto, che vi ha fatto entrare in monastero, e vi fa restare, a loro servizio, presso la limpida sorgente di ogni vita soprannaturale». Per questo motivo, non chiediamo di essere comprese, ma solo di essere sostenute dalla vostra preghiera perché veramente possiamo essere noi stesse secondo la particolare chiamata che abbiamo ricevuto: membra vive e feconde di quell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa, di cui Maria, vero Tempio del Signore, è Madre, inizio, immagine e modello.