Potremmo dire che nel nome c’è tutto. Art–Eco significa arte nell’usare materiali ecologici, quindi un’attenzione particolare nel recupero di materiali e nel loro smaltimento.
Milko Rizzolo anima della società racconta la sua impresa, attenta all’ambiente, alle tradizioni, al sociale.

Io ho iniziato nell’impresa di famiglia che da 35 anni si occupa di edilizia. Un anno fa ho aperto Art–Eco in quanto volevo un’impresa che si avvicinasse il più possibile ad un sistema di costruzione eco–sostenibile e con lo sguardo al sociale. Un esempio di questo è il progetto che stiamo portando avanti con la Direttrice della Casa circondariale di Brissogne per la costruzione di un edificio di 800 metri quadri completamente autosufficiente chiamato Domus Somnia, casa del sogno, nella quale ci sarà un laboratorio di falegnameria per dare la possibilità ai detenuti di imparare un mestiere e una volta usciti di potersi inserire più facilmente nel mondo del lavoro.
In quali settori operate in particolare?
Principalmente ci occupiamo di ristrutturazioni chiavi in mano, restauri conservativi di edifici storici come chiese, monumenti o comunque d’epoca.
Anche i quotidiani nazionali hanno parlato di voi.
Siamo stati contattati per una intervista in quanto presenti sul sito della Next come nuova economia per tutti e buone pratiche per la sostenibilità. Mentre invece per le buone pratiche sul lavoro siamo stati selezionati dal progetto Cantiere di LavORO promosso dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Aosta e legato a questo nel mese di marzo avremo in cantiere un gruppo di studenti per far toccare con mano il lavoro, sentire le loro opinioni, come vedono il lavoro e il loro futuro.
Come impresa quali sono i vostri punti di forza?
Sicuramente la trasparenza sulle fasi di costruzione, sui prezzi dei materiali, sull’utilizzo dei materiali naturali e sul fatto di offrire un servizio chiavi in mano.
Che cosa significa utilizzare materiali naturali?
Utilizzare tutti quei materiali che un domani non devono essere riciclati, come ad esempio la plastica che possono essere smaltiti ma rimangono nell’ambiente. Si tratta di utilizzare calce, legno, fibre di legno che non contaminano l’ambiente.

Un lavoro in cui siete impegnati ora?
Per quanto riguarda il carcere stiamo ultimando i progetti. Adesso andremo in Francia per la costruzione di una dépendance…
Siete un esempio di innovazione nel settore edile…
Rispetto ad un tempo il cliente è molto più esigente per cui offrendogli dei materiali aggregati provenienti da riciclo e sistemi innovativi sono sicuramente preferiti rispetto al vecchio materiale di cemento e polistirolo e rivestimenti plastici. Pensate ad un cappotto tradizionale in polistirolo incollato ad una parete in calcestruzzo. Un domani che inevitabilmente quell’edificio andrà demolito o sarà soggetto a manutenzione quei materiali andranno separati e smaltiti con dei costi molto alti. Con i materiali naturali questo non avviene.
Questo vostro approccio vi sta aiutando nel combattere la crisi del settore?
Direi di sì.
Vi proponete quindi anche al di fuori del mercato regionale?
Specialmente in Francia. A maggio andremo sul versante francese di Ginevra per la realizzazione della dépendance di cui parlavo prima realizzata completamente con materiali naturali e di recupero. Sono contatti nati con privati che hanno visto dei nostri cantieri in Valle d’Aosta, ci hanno chiamato per diversi lavori, ad esempio ristrutturazioni di alcuni alloggi, e così ho deciso di aprire anche partita Iva in Francia. Il lavoro in questione è collegato ad una villa del 700 che vuole creare una struttura per gli ospiti. Più avanti interverremo anche su un fienile, anch’esso del ‘700, dove verranno fatte delle mostre.
Il lavoro di cui andate più orgogliosi o quello tecnicamente di più difficile realizzazione?
Ogni lavoro per noi è importante. Posso dire che quello che mi è piaciuto di più è stato il restauro del pontile e la ristrutturazione della facciata della curia vescovile di Aosta dove in quell’occasione abbiamo ritrovato degli affreschi del ‘400 che poi in seguito sono stati restaurati. Lì sono stati usati tutti materiali naturali, facendo moltissime stratigrafie per non alterare quello che si trovava sotto, sono stati ricostruiti tutti i conci del pontile. Sono lavori che richiedono ricerca storica, conoscenza dei materiali in quanto quando si va a scrostare una parete si deve fare molta attenzione che sotto non ci sia nulla che può essere rovinato. Quando abbiamo capito che c’erano gli affreschi il lavoro per poterli tirare fuori si è rivelato molto lungo. Sulla parte superiore dove sono stati trovati i primi affreschi c’erano sette centimetri di malta.
Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Vorrei far partire il progetto per l’autocostruzione della propria casa di un privato in modo da abbattere i costi del 40% fornendogli supporto, attrezzature e formazione. Vorrei dare la possibilità a chi ha tempo e voglia di rimettersi a posto la casa di famiglia senza per forza dover prendere una impresa per tutti i lavori.
Corriere della Valle