Un dono prezioso, una vera opportunità per rilanciare la cura della celebrazione con spirito di verità. Sono alcuni degli spunti che ha sottolineato mons. Cesare Nosiglia, presidente della Conferenza Episcopale piemontese aprendo, sabato scorso a Torino, al centro incontro del Santo Volto, i lavori del convegno di presentazione del nuovo Messale. Una mattinata intensa, ricca di riflessioni e di informazioni sul nuovo testo e di suggerimenti sul suo utilizzo. Un Messale che ci riporta alla bellezza dell’eucarestia, che educa alla preghiera, <il rito non è trasmissione di un messaggio, ma di vita> come ha ricordato mons. Gianni Sacchi, vescovo di Casale Monferrato e presidente della Commissione Liturgica della Cep.
Le variazioni giungono al termine di un percorso durato oltre 17 anni. Un arco temporale in cui vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico. In Piemonte e Valle d’Aosta i Vescovi hanno scelto la prima domenica di Avvento, il 29 novembre, come data di inizio del suo utilizzo.

Con precisione e passione don Paolo Tomatis, responsabile della Commissione liturgica regionale, ha dettagliato le modifiche che sono state apportate. Fra le novità introdotte quelle sul Padre Nostro: non diremo più «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione». Inoltre, sempre nella stessa preghiera, è previsto l’inserimento di un «anche» («come anche noi li rimettiamo»). Altra modifica riguarda il Gloria dove il «pace in terra agli uomini di buona volontà» è sostituito con il nuovo «pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Se queste sono le principali variazioni che riguardano il popolo e quindi dovranno essere “imparate” da tutti, si annunciano anche altre modifiche in ciò che viene pronunciato dal sacerdote, anche ad esempio nelle Preghiere eucaristiche, vale a dire quelle della consacrazione del pane e del vino. E’ stato anche aggiornato il calendario dei santi diventando ancora più universale, con l’aggiunta di Bakita e altri….
Ma la domanda centrale da porre, per il teologo don Marco Gallo, non è tanto su cosa cambia nel nuovo Messale, ma che cosa stiamo vivendo. Ha illustrato il senso di un laboratorio liturgico, le varie esperienze adottate in America in Spagna sull’uso del nuovo Messale. <Il nuovo Messale – ha sottolineato – deve essere collegato all’iniziazione cristiana>, ambito dove i giovani sono più lontani, <con loro il cantiere è tutto da esplorare>, ha quindi invitato a coniugare il messale al mondo digitale che impone un linguaggio ricco di ritmo, <non possiamo non prenderlo in considerazione>, ritiene don Gallo.
Nella seconda parte della mattina gli interventi Anna Morena Baldacci, don Carlo Franco e don Silvano Sirboni hanno affrontato il tema <Dal libro al gesto: per una rinnovata arte di celebrare> approfondendo i vari ambiti dalla vocalità della preghiera al ruolo del canto e della musica nel nuovo Messale e infine sulla ministerialità da attivare.
Storia. La nuova traduzione italiana è quella della terza edizione tipica del Missale Romanum, edizione in latino che risale al 2002. La prima editio typica, che recepiva la riforma liturgica del Vaticano II e seguiva le indicazioni della Sacrosanctum Concilium, è stata pubblicata nel 1970 ed era stata tradotta in italiano nel 1973. La seconda edizione tipica latina porta la data del 1975. E proprio la traduzione italiana dell’edizione del 1975 – traduzione che risale al 1983 – è quella ancora in uso in questi giorni. Si tratta della nuova traduzione in italiano della terza edizione tipica – in latino – del Messale Romano scaturito dal Concilio Vaticano II nella quale cambiano alcune formule con cui viene celebrata l’Eucaristia nella nostra lingua.
Chi lo edita.
Il nuovo volume è edito dalla Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena in un unico formato e viene distribuito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il costo è di 110 euro.
Chiara Genisio
La videoregistrazione dell’incontro e alcuni testi /slide delle relazioni: