“Unire le dimensioni della vita, contrastare la drammatica tristezza dell’individualismo, connettere la dimensione spirituale con gli spazi del vivere sociale, compiere il passo decisivo verso la corresponsabilità ecclesiale tra le diverse vocazioni nella comunità, ridisegnare la mission del laicato credente in tempi difficili ed evangelicamente sfidanti”… un po’ questi gli spunti che sono maturati in un dialogo spassionato, vissuto on-line, con responsabili diocesani e parrocchiali di Azione cattolica in Piemonte e Valle d’Aosta, con operatori della Pastorale sociale, con direttori e redattori dei settimanali diocesani, sabato scorso, misurandosi sul tema “Laici cristiani, società e politica, nella Chiesa sinodale” (Cosa si pensa in A.c.?). Infatti il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo sta sollecitando i laici di Azione Cattolica (A.c.) a ripensare al rapporto tra fede, Chiesa e politica, anche in relazione al “Cammino sinodale” avviato nelle diocesi. In questa prospettiva la Delegazione regionale di Ac ha condotto un’indagine tra i responsabili associativi, profittando del complicato tempo di lockdown nel 2021. Così ha interpellato con un sondaggio articolato coloro che nelle realtà ecclesiali di Piemonte e Valle d’Aosta, in quanto associati A.c., hanno avuto od hanno un ruolo di responsabilità: hanno risposto in 225, fornendo un materiale di riflessione di estremo interesse, mettendo a fuoco la presenza del laicato cristiano nella società, nella Chiesa stessa, sui territori della politica e dell’impegno sociale, mentre si muovono i passi del cammino sinodale. L’iniziativa è maturata all’interno del gruppo di lavoro “Fede e politica” che è attivo dal 2015 tra i responsabili di Azione cattolica in Piemonte e Valle d’Aosta, a livello interregionale, grazie al coordinamento di Silvio Crudo (Fossano) e di Massimo Liffredo (Aosta).
Vittorio Rapetti ha aiutato ad interpretare gli spunti emersi dalle risposte, tenendo anche conto della varietà di esperienze negli interlocutori, con una componente giovane, una più matura ed una quasi anziana, tutti presi dentro ritmi di vita anche molto impegnati tra studio lavoro, famiglia, servizio ecclesiale. Si sono evidenziate annotazioni importanti nel rapporto con la Chiesa a cui concretamente si appartiene e con l’orizzonte politico e sociale che sta dentro i territori. Si respira l’esigenza di ridefinire modalità, percorsi ed atteggiamenti, partendo alle priorità messe in risalto, con l’appartenenza parrocchiale in primo piano, dentro una comunità di persone in carne ed ossa, con il bisogno di ridefinire il modo di stare dentro la parrocchia stessa. Non trascurando la chiamata dei battezzati a portare il Vangelo nella vita in tutte le sue sfaccettature e non solo a supportare servizi strettamente ecclesiali. Insomma il tema del laicato, tornato in forte evidenza, oltre la collaborazione, per approdare alla corresponsabilità. Nel rapporto con la politica ed il sociale, pur coltivandolo in qualche misura (lo dichiara l’80%), si ammette la difficoltà a muoversi e ad orientarsi, preda di tante incertezze, pur fidandosi della scelta religiosa dell’A.c. post-conciliare, ma riconoscendo più di un isolamento nell’addentrarsi su queste frontiere in prima persona. E’ pure riscontrata una difficoltà ad informarsi ed a formarsi un’opinione (con deficit di comunicazione praticata). Le fonti a cui si attinge – viene ammesso – sono il Vangelo, il Papa, i discorsi interni all’A.c considerando ininfluenti o snobbati altri strumenti come i media cartacei di ambito ecclesiale, come i periodici d’opinione, come Tv e social (ritenuti inaffidabili). In merito alla crisi dei partiti, si riscontra uno sguardo piuttosto realistico, ma non approfondito. Mentre ai primi posti tra le tematiche che si valutano ad alta intensità stanno le diseguaglianze (povertà, disoccupazione…), le questioni ambientali, l’evasione fiscale, la corruzione, il peso della criminalità organizzata. Sulle vicende internazionali, ci si dichiara sì interessati ma anche spiazzati, pur con una certa attenzione al Terzo mondo. Più positivi i giudizi per una consapevolezza sull’immigrazione e sul rapporto con altre culture ed altre religioni. Rispetto alla partecipazione al voto, la percentuale è alta al 95%, ma si mostra una certa mobilità nelle preferenze, cambiando spesso partito di riferimento.
Circa il cammino sinodale si ritiene che sia occasione da non perdere, per rimettere a fuoco la fedeltà al Vangelo ed alla realtà sociale, invocando l’urgenza di tematizzare gli esiti del laicato organizzato, anche a fronte di smarrimenti nei criteri di giudizio, in una società che è spesso distante dalle indicazioni del magistero.
In una prima reazione a caldo, mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli e delegato CEP per la pastorale sociale, ha apprezzato il materiale raccolto ed esaminato, chiedendo di portarlo all’attenzione dei vescovi del Piemonte in questa stagione di cammino sinodale, perché è indispensabile scommettere su un cristianesimo maturo dentro la mischia di oggi. In particolare mons. Arnolfo ha sottolineato la necessità di colmare la distanza tra le presenze laicali e le altre vocazioni nella comunità ecclesiale, denunciando un’immagine di Chiesa ancora troppo segnata dal clericalismo in tante forme. Assumendo la sfida di passare dalla collaborazione alla corresponsabilità.
Nell’ampio dibattito che ne è seguito, non sono mancati cenni alla solitudine ed alla difficoltà dei credenti impegnati in politica, per i quali non è facile rapportarsi con la comunità da cui provengono. Pur nei distinguo salutari per quanto concerne la ricerca del consenso e lo sforzo di mediazione in politica, è rimbalzata da più parti la richiesta di essere sorretti in una spiritualità da alimentare per chi si spende su queste frontiere, da non lasciare al proprio destino. E’ stato detto che questa è una carenza da colmare con coraggio e pazienza.