<L’uomo deve sempre mantenere il dominio sulla macchina> può essere questo il filo conduttore che ha legato i numerosi interventi al convegno torinese di lunedì su “La protezione dei dati: da 25 anni la bussola del futuro” organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 25 anni del Garante della Privacy. Nell’intervento di apertura dei lavori, Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità Garante e organizzatore del convegno ha subito evidenziato come lo sviluppo vorticoso della tecnologia, ci mette di fronte a scambi, sino a pochissimi anni fa impensabili, nei processi di interazione tra uomo e macchina in cui l’uomo si macchinizza e la macchina si umanizza.
<La sfida dei prossimi anni, quindi, è umanizzare la tecnica e non macchinizzare l’uomo rendendolo amorfo, un automa routinario che cede alle macchine troppa parte della sua vita – ha affermato. – Gli algoritmi devono avere anche parametri etici. Anche se non sono uguali per tutti, ma differenti tra un Paese e l’altro. La nostra visione occidentale è ancora ottocentesca perché pensiamo che sia valida per tutti. Ma non è così>. Allora la sfida tecnologica chiede un impegno trasversale di tutti coloro che hanno a cuore la crescita umana con il rispetto dei diritti umani, anche perché la rivoluzione digitale in atto non è solo una questione tecnica ma una nuova scoperta del fuoco.
La scelta dell’Unione Europea di dotarsi di un Regolamento generale sull’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence Act del 21 aprile 2021) appare, quindi, fondamentale e la sua approvazione definitiva è sempre più urgente. <Come il GDPR – ha rimarcato Ghiglia – ha avviato la “rivoluzione” globale della protezione dei dati (che ha richiesto più di quattro anni di negoziazione e sei anni prima dell’entrata in vigore), anche il Regolamento sull’IA dovrà auspicabilmente diventare uno standard globale traendo influenza e ispirazione dal GDPR e fungendo da catalizzatore per un processo di regolamentazione internazionale>.
In una tavola rotonda sulla <costituzione del metaverso> Stefano Fratta, Privacy Policy Director at Meta: ha invitato a non commettere di nuovo gli errori nel web 3.0 rispetto al 2.0. <Dobbiamo porci le domande prima che il Metaverso si sviluppi ulteriormente in modo da coniugare il punto di vista tecnico con quello etico e l’impatto sulla società>. Per il professor Franco Pizzetti, già Garante della Privacy, viviamo un’epoca di grandi cambiamenti, non sappiamo dove andremo, e quale evoluzione avrà la società. È un processo in atto. <Viviamo un tempo della comunicazione come spettacolo non informiamo più, non c’è più intermediazione dopo aver studiato un problema. Non esiste una sponda informativa che aiuti a capire, anzi esiste ma sono eccezioni. Diventa così difficile spiegare cosa sta accadendo>. In uno scenario mondiale in cui l’Unione Europea è su posizioni diverse dalla Cina ma anche dall’America (che vuole lasciare il Mercato libero regolato dalle esigenze dei cittadini). La società digitale sta galoppando. A rimettere al centro di tutto <l’uomo> è stato don Luca Peyron, teologo e coordinatore del Servizio di Apostolato digitale: <La tecnologia ci aiuta a stare nella natura che per noi è ostile, il digitale ci dona illusione che non esiste un limite. Abbiamo tolto il limite, ma noi abbiamo limiti ed il limite è una opportunità perché ci mette in relazione con gli altri>.