I bambini esigono rispetto. Per imparare sin dalla tenera età a rispettare se stessi e tutti coloro che la vita metterà loro accanto. A ribadirlo è stato mons. Lorenzo Ghizzoni, vescovo dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, durante il campus estivo della FIDAE, Federazione delle scuole cattoliche primarie, svoltosi a Ravenna nella terza settimana di luglio. Mons. Ghizzoni prende spunto dalle stesse parole di papa Francesco per ammonire contro gli abusi sui minori e contro condotte violente usate come strumento di affermazione e imposizione.<Tra gli aspetti importanti oggi dell’impegno educativo nei confronti dei bambini e dei ragazzi, degli adolescenti e delle loro famiglie, emerge la questione della tutela dagli abusi e dalle violenze nei confronti di minori. Abusi che, come ci ha detto papa Francesco, sono di potere, di coscienza e anche sessuali. A partire dall’impegno degli insegnanti e della scuola, si deve trasmettere una nuova cultura, più rispettosa delle esigenze e della dignità del bambino e dell’adolescente in tutte le dimensioni della vita e della relazione: fisica, sessuale, psichica, affettiva e spirituale. E questo messaggio deve arrivare alle famiglie, per renderle partecipi e protagonisti del cambio di prospettive>.
Civiltà del rispetto contro abusi e violenze
La civiltà del rispetto è da sempre un faro e una pietra di paragone della missione formativa. <Ma adesso i compiti degli educatori devono diventare sempre più espliciti e puntuali – sottolinea il Vescovo- La Chiesa italiana si sta impegnando nel tenere nella massima considerazione la dignità dei più giovani. E mi sembra essenziale che anche la FIDAE abbracci, come già sta facendo, queste priorità>. (https://www.fidae.it/).

Dalla Chiesa e dalla società un messaggio educativo univoco per i più giovani
Certo la formazione dei bimbi e dei ragazzi è sempre stata centrale per la Chiesa. Ma la società deve pur fare la sua parte. <Siamo in un tempo nel quale molti hanno abdicato all’impegno educativo, – continua Ghizzoni – Troppo spesso ci si limita a considerare l’istruzione come una mera trasmissione di nozioni. Perdendone così gli obiettivi sostanziali. C’è al contrario sempre più bisogno di un’educazione che giunga al cuore delle persone e che le faccia crescere e maturare nel segno dei valori più autentici e profondi>.
Per trasformare i bambini in giovani e poi, via via, in adulti di solidi principi la Chiesa e la scuola svolgono ancora un ruolo decisivo (https://agdnotizie.it/2022/05/02/e-la-scuola-e-non-il-sangue-il-principale-agente-di-costruzione-dellidentita/). Che però non può essere sufficiente. <I ragazzi devono ricevere messaggi univoci e coerenti da tutti gli individui che hanno accanto e che magari ne diventano riferimenti e modelli di condotta – prosegue mons. Ghizzoni – Mi riferisco ai genitori e a tutti gli altri insegnanti e formatori. L’educazione, per meritare questo nome, deve essere integrale: toccare tutte le corde della persona>.