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Minori: la loro tutela al primo posto nella Chiesa

Brunetti, l'obiettivo principale è seminare formazione

«Abbiamo intrapreso un cammino senza clamori, lontano dall’attualità della cronaca. Un cammino fatto di discrezione ma, speriamo, anche di sostanza. Oggi l’obiettivo principale non è l’intervento immediato nell’emergenza – che non c’è – quanto piuttosto il seminare formazione». Mons. Marco Brunetti, vescovo di Alba, è il delegato della Conferenza episcopale piemontese per il Servizio regionale di Tutela dei minori: una nuova rete presente ormai in quasi tutte le diocesi italiane e che ha il compito primario di attrezzare la Chiesa italiana, ad ogni livello, con strumenti utili a prevenire gli abusi. Il 18 novembre scorso si è celebrata la II Giornata di preghiera per le vittime di abusi: un momento specifico, voluto dalla Conferenza episcopale per richiamare l’attenzione di tutte le componenti della Chiesa; e, anche, un’occasione importante per riportare le sofferenze nate da queste violenze nel «cuore della Chiesa», per avviare percorsi di restituzione e di perdono.

Mentre a livello nazionale si sta preparando l’indagine che, come già avvenuto in altri Paesi, aiuterà a conoscere nel dettaglio il problema, le diocesi del Piemonte continuano nel lavoro di «semina»: in ognuna delle Chiese locali è stato individuato un «referente diocesano» che ha il compito di coordinare il servizio sul territorio, anche con l’aiuto di «esperti» (psicologi, avvocati, operatori sociali, insegnanti, educatori). Un servizio che intende essere, in questa fase, soprattutto di ascolto. È stato creato un indirizzo regionale di posta elettronica tutelaminori@cepvda.ita cui fare riferimento. A quell’indirizzo possono fare riferimento sia le persone singole sia le strutture ecclesiali per avere tutte le informazioni necessarie. La documentazione si trova anche sul sito https://tutelaminori.chiesacattolica.it/.

Creare una rete «sensibile» sul territorio è il passo necessario per il lavoro preventivo ed educativo che il Servizio ha di fronte: si tratta infatti di far passare una sensibilità nuova, un’attenzione diversa sui temi del rispetto delle persone in quegli ambiti più esposti alle occasioni di abuso: scuole, oratori, seminari, raduni educativi. Un’attenzione che non può nascere solo dalla «paura dei problemi» ma deve, anzi, originare una cultura nuova, una sensibilità diversa: non nascondere, ma accogliere; non solo «punire», ma comprendere. Le inchieste finora svolte in Italia hanno mostrato che, nei mondi ecclesiali, la percentuale di casi di abuso è leggermente superiore alla media generale della popolazione (4%): occorre dunque un intervento efficace e mirato in quei «luoghi» in cui si fa formazione, dai seminari alle scuole per insegnanti di religione, ai corsi per educatori di comunità. La conoscenza delle situazioni problematiche diventa anche stimolo ad esercitare una maggiore vigilanza, e dunque a poter prevenire certe situazioni incresciose. Avviare e rinforzare questa «azione educativa» rientra tra i compiti del Servizio tutela minori.

Per prepararsi all’ascolto in questi primi due anni il Servizio regionale ha dedicato molto tempo alla formazione dei referenti diocesani, con incontri on line e in presenza. Nella due giorni tenuta (luglio scorso) ad Altavilla d’alba è intervenuto anche don Gottfried Ugolini, coordinatore del Servizio interdiocesano del Triveneto. La sua esperienza lo porta a sottolineare il valore fondamentale della «vigilanza» a cominciare dagli ambienti scolastici e familiari: lì si possono notare i primi segnali di «dissonanza» dei ragazzi. Quando improvvisamente non vogliono più frequentare un gruppo cui erano molto legati, o certe persone a scuola o in parrocchia. Da questa «attenzione educativa» nasce la prevenzione autentica, e la possibilità di non entrare nei tunnel dell’abuso.