Per fare del cinquantesimo anniversario di fondazione (1 luglio 2021) una occasione di crescita e non solo di ricordo, Caritas Italiana aveva proposto ad ognuna delle sedici Delegazioni Regionali Caritas di aderire ad un percorso di reciprocità con altrettante Caritas nazionali sparse nel mondo. Con l’aiuto della Federazione Caritas Internationalis durante il 2022 queste sono state identificate e abbinate e nei primi mesi dell’anno in corso i gemellaggi sono di fatto iniziati. Piemonte e Valle d’Aosta hanno puntato l’attenzione su un piccolo paese del Corno d’Africa, stretto tra Eritrea, Etiopia e Somalia: Gibuti. Una comunità cattolica dai numeri assai contenuti, con un clero tutto di origine straniera e un vescovo francescano nato in Veneto settantasei anni fa. Da mercoledì 16 a venerdì 19 maggio prossimi padre Solomon Anneerselvam, il direttore Caritas, e Mons. Giorgio Bertin saranno in Piemonte per un primo momento di conoscenza che li porterà ad Acqui Terme, Asti, Saluzzo e Fossano oltre che a Torino dove, nell’ultima giornata, prenderanno parte all’incontro plenario delle Caritas subalpine. Minori, donne in difficoltà, migranti in fuga e capacità di ascolto saranno i temi conduttori degli incontri con direttori, volontari e ospiti dei vari servizi. È il primo tassello di un cammino che non mira a portare in Africa risorse o a dar vita a nuovi servizi, ma a trasmettersi visioni, strumenti formativi, riflessioni e buone pratiche che aiutino entrambe a maturare nello stile di animazione della carità. Il secondo sarà verso fine anno con la restituzione della visita sulle coste meridionali del Mar Rosso, là dove diventa Oceano Indiano.
Un Progetto della Caritas di Gibuti: Homeless Children (ESD)
Uno studio sui bambini di strada nella città di Gibuti è stato condotto nel 2018 dal Ministero delle donne e della famiglia con l’obiettivo di fornire una diagnosi qualitativa della situazione di questi bambini e formulare raccomandazioni per soluzioni sostenibili. Tuttavia, non c’è mai stato un censimento dei bambini di strada.
Attualmente, solo poche associazioni locali e caritatevoli occasionalmente aiutano orfani e bambini vulnerabili.
La Caritas Gibuti lavora continuamente per questa categoria di bambini. La Caritas, con una struttura piccola e risorse limitate, fornisce ai bambini di strada assistenza diurna, assistenza sanitaria di emergenza, un pasto e alcune attività. L’associazione cerca di rispondere alle situazioni di emergenza per i bambini di strada. Infatti, per soddisfare i bisogni primari del bambino, la Caritas fornisce ai bambini il seguente pacchetto di servizi: accoglienza, alfabetizzazione, cibo, cure mediche, attività ricreative e sportive, igiene, prevenzione, follow-up psicosociale, sviluppo di competenze (nei settori del cucito, della cucina, della produzione di braccialetti) e scolarizzazione presso la LEC (Leggi, Scrivi, Conta), ripristino dei legami familiari e sostegno al rimpatrio volontario di bambini e formazione professionale nel cucito e nell’elettricità. I facilitatori forniscono questi servizi caso per caso sulla base di una valutazione delle loro esigenze. Attività ricreative e sportive come basket, gite in spiaggia vengono effettuate e portano ai bambini un momento di tranquillità. Con il sostegno dell’OIM, la Caritas è stata in grado di costruire un rifugio notturno per ospitare 36 bambini (20 ragazzi / 16 ragazze) da luglio 2019.
Questi bambini di 6 e 17 anni, di origini diverse (etiopi, somali, gibutiani e altri). Il loro status, ovviamente, genera una situazione complicata. Per sopravvivere, molti di loro chiedono l’elemosina, fanno lavoretti “di nascosto” (raccogliere khat, lavare i piatti in un ristorante, lucidare scarpe, raccogliere e vendere scatole vuote ecc.) ma a volte cadono nella droga e peggio ancora alcuni sono abusati e sfruttati sessualmente.
Questo progetto della Caritas mira a dare ai bambini di strada un luogo di accoglienza protetto dove possano ricevere un ascolto attento al fine di individuare e rispondere ai loro reali bisogni in termini di assistenza (cibo, vestiario, assistenza sanitaria); educazione (alfabetizzazione presso il centro L.E.C. della diocesi o in istituzioni pubbliche e private); sensibilizzazione attraverso sessioni di conversazione educative sulle conseguenze del consumo di droghe, infezioni sessualmente trasmissibili, virus dell’immunodeficienza umana), l’importanza della frequenza scolastica, ecc. internamente e con le associazioni locali; e reinserimento professionale.
*Delegato Regionale Caritas