Non è facile fare ordine tra i sentimenti e i pensieri che provo in questi giorni di lutto e di preghiera per la morte di mons. Luigi Bettazzi. Lucidamente mi viene subito in mente, leggendo le tante testimonianze e ascoltando tanti ricordi della sua vita e del suo operare che una sua caratteristica, unica, particolare è stata quella in definitiva di essere il “Vescovo di tutti”.
Rischiando a volte mediaticamente di essere tirato da una parte o dall’altra, con la sua ampiezza di vedute, le sue aperture, e nello stesso tempo il suo amore e la sua attenzione alla Tradizione della Chiesa (con la T maiuscola, come diceva lui), la sua profonda fede, la sua spiritualità coinvolgente e missionaria, il suo battersi per la verità, la giustizia e la pace, è sempre rimasto il Vescovo della sua gente, di tutti, credenti e non credenti. Si può cogliere questa sua caratteristica dai messaggi che via social, soprattutto, arrivano con spontanea reazione alla notizia della sua morte in questi giorni. Chi lo ricorda per l’apprezzamento della bellezza delle montagne che ha scalato tante volte, chi per la sua capacità di empatia, di entrare subito in sintonia con chi, piccolo o grande che fosse, incontrava nei suoi numerosi viaggi, che per averlo incontrato in un momento particolare e aveva ricevuto una parola di conforto e di dialogo. Anche le sue prese di posizioni su alcuni problemi nella vita sociale e di dibattito nella Chiesa, avvenivano con intelligenza e garbo, sempre argomentate, senza mai mostrare rancore per chi lo avversava, intenzionato più a convincere che a vincere. La sua fortezza di carattere gli permetteva di essere combattivo contro le ingiustizie e la menzogna, ma pacifico nella risoluzione dei problemi. Attento alle persone, alla loro storia, alla loro poter essere dono per la società, senza mai inquadrarli in pregiudizi o in casistiche.
Conservo una grande ammirazione per quella sua grande carica umana e paterna, che con il passare degli anni si era intensificata tanto da poterlo annoverare in ogni momento un vero punto di riferimento, un modello di vita, un uomo di grande libertà interiore.
Andando a trovarlo sabato pomeriggio, le sue ultime ore terrene, mostrava ancora un’evidente lucidità, tanto da lascare colpiti i presenti per la serenità che mostrava mentre ascoltava la preghiera dell’abbandono di Charles de Foucault, che conosceva a memoria. Abbiamo chiesto la sua benedizione e ricevuto un suo sorriso, limpido come il cielo. Anche in quegli ultimi giorni in cui le condizioni di salute stavano purtroppo peggiorando la casa di mons. Luigi è stata una meta continua di visite: amici venuti a trovarlo per pregare con lui, per ringraziarlo, per un ultimo saluto.
Accudito dalla Fraternità del CISV del Castello di Albiano e dalle amiche e dagli amici di Pax Christi di Ivrea, con i quali ha condiviso moltissimo, è riuscito, come è stata tutta la sua vita, a favorire incontri fraterno di persone, provenienti da svariate esperienze e realtà molto diverse. Al suo “capezzale” a salutare l’amico, il padre, il buon Pastore, il testimone di Pace sono venuti in tanti: i suoi cari familiari, i suoi collaboratori di una vita, laici, sacerdoti, Vescovi, personalità del mondo del volontariato sociale e gente comune. Tantissime sono state anche le attestazioni di vicinanza e di solidarietà via telefono via messaggio.
Nel doveroso lutto e silenzio di questi giorni per onorare la sua memoria è bello pensare alla sua consegna di portare avanti quanto lui ha intrapreso con grande forza d’animo e con convinzione: la ricerca della pace e della riconciliazione, il Concilio, la vicinanza agli ultimi e ai più poveri, la fraternità sincera, il cammino ecumenico.
La sua grande produzione letteraria fatta di scritti, lettere, articoli, libri, omelie e innumerevoli pubblicazioni, ci aiutano a valorizzare una limpida testimonianza che è stata un riferimento di primissimo piano per le nostre Chiese in Piemonte e per la Chiesa italiana e per le tante realtà sparse nel mondo che ha conosciuto e servito.
Ci mancherà anche quel suo bonario umorismo con il quale, come dicevano gli antichi, tante volte, con il sorriso sapeva riprendere, stigmatizzare alcuni comportamenti e avviare cammini di rinnovamento, nello spirito di Padre conciliare. Ci ha ricordato spesso di pregare per il Papa e le sue intenzioni.
Personalmente, come figlio della Chiesa che è in Ivrea, da lui ordinato presbitero e confortato tante volte, per il suo esempio e la sua vicinanza desidero ringraziarlo e affidarlo al Signore. Ci sentiamo più poveri senza di lui, ma confortati per il dono della sua grande umanità e testimonianza. Ha amato il Signore, la Chiesa, la gente, i poveri e ora sono loro ad accoglierlo nella gioia. Riposi in Pace, vegli su tutti noi.